Lucrare prezentata la Congres SIES, Bologna, Italia, februarie 2013
Obesità? Si combatte con la chetogenesi
admin
09/04/2013
dei dott.ri Silvia Barrucco
¹, medico-chirurgo; Mario Marchetti ², farmacista, Ph.D.,
giornalista; Massimiliano Marchetti ³, medico-chirurgo; Marie
Vranceanu ⁴ Biologa Nutrizionista
Tre i trattamenti fondati sul processo di chetogenesi che dal
1995 vengono adottati per contrastare il sempre più diffuso problema
dell’obesità
La sempre più prevalente obesità nel mondo occidentale, e non solo,
pone tra gli studiosi della materia quesiti e prospettive delicati e,
per certi versi, drammatici. La condizione di obesità, ma anche di
sovrappeso, nella popolazione, assume dimensioni tali da porre
riflessioni su quanto sinora la società e la sanità abbia fatto in modo
incisivo per contrastare il fenomeno e porre un freno a quella che sta
divenendo una vera e propria epidemia inarrestabile. Le complicanze
dell’obesità, sulla salute dell’individuo che ne è affetto, sono in gran
parte a medio-lungo termine e, proprio in questi ultimi anni, emergono
come un elenco lungo e inaccettabile in una società che dovrebbe mirare
alla prevenzione primaria delle malattie e avrebbe tutti gli strumenti
per farlo. Anche l’approccio terapeutico nutrizionale classico alla
condizione di sovrappeso e obesità è spesso insufficiente e inefficace,
ancora ancorato ad algoritmi obsoleti, che hanno dimostrato nel tempo
tutta la loro debolezza. In un quadro sociale e clinico di questo tipo,
una serie di trattamenti volti alla riduzione del peso corporeo e delle
masse adipose in eccesso ha cercato di colmare un enorme vuoto nella
cura dell’obesità, nonostante tante parole siano state spese
sull’argomento e fiumi di inchiostro abbiano lasciato traccia su linee
guida inapplicabili. Nello specifico, tre tipi di trattamenti alimentari
sono stati inseriti nella pratica clinica dal 1995, tutti accumunati al
processo biochimico sul quale si fondano, ossia la chetogenesi, un
meccanismo del tutto fisiologico, potenziale in ogni organismo umano,
che ha consentito, in un lontano passato, alla nostra specie di
sopravvivere in molte condizioni avverse.

Il più largamente diffuso, adatto anche a condizioni di sovrappeso
lieve-moderato, è il “trattamento aminoacidico delle adiposità
localizzate”: un percorso nutrizionale di 21 giorni basato
sull’assunzione di cibi proteici, ricchi di fibre, ma del tutto assenti
di carboidrati e grassi, al fine di poter indurre la chetogenesi
fisiologica, che consente la mobilizzazione del tessuto adiposo a scopo
energetico, in mancanza di zuccheri. In queste tre settimane si associa
l’assunzione di un integratore alimentare di aminoacidi e potassio, ad
alto valore biologico; questo è un componente essenziale del trattamento
poiché consente un elevato livello nutrizionale, una chetosi efficace
ma non patologica e una conservazione quasi integrale del tessuto magro a
discapito di quello adiposo che viene letteralmente consumato. Per
completare correttamente il trattamento aminoacidico è importante
altresì somministrare una giusta integrazione di sali minerali e
vitamine, un prodotto erboristico alcalinizzante e un antiossidante a
base di Q10, selenio e vitamina E, durante i 21 giorni. Un’altra
modalità di somministrazione del pool di aminoacidi e potassio al
paziente obeso consiste nell’utilizzo di un sondino naso gastrico,
tenuto in sede per dieci giorni. Durante questo periodo di tempo, il
soggetto si alimenta con un quantitativo personalizzato di aminoacidici e
l’integrazione vitaminica, minerale, alcalinizzante e antiossidante è
la medesima del “trattamento aminoacidico delle adiposità localizzate”.
In questi giorni di “trattamento con sondino” il soggetto può svolgere
una vita normale, secondo sua abitudine. In alternativa, la stessa
procedura si può applicare senza utilizzo del sondino, consentendo al
paziente di assumere l’integratore di aminoacidi come una bevanda.
Questa terza soluzione (chiamata anche “sondino senza sondino”) è
indicata per quei soggetti in sovrappeso medio-grave od obesità
conclamata che non soffrano di DAI (disturbo d’alimentazione
incontrollata). I tre protocolli descritti sono dei cicli di trattamento
alimentare, ripetibili. Tra un ciclo e l’altro è essenziale far seguire
al paziente, per circa quindici giorni, una dieta ipocalorica, in cui
sia presente una variabile quota di carboidrati e di grassi,
prevalentemente di origine vegetale. Anche il sostegno
psicologico-emotivo al paziente deve essere, come la sua condizione
richiede, sempre disponibile e, deve essere programmato sin dall’inizio
di presa in carico del paziente anche l’inserimento in un programma di
educazione al corretto stile di vita, che faccia comprendere al soggetto
quali siano le sue reali potenzialità.
¹Stabilimento Sillene, Terme di Chianciano (SI), consulente
scientifico “liposuzione alimentare” (www.liposuzionealimentare.it,
staffmedico@liposuzionealimentare.it)
²Professore a contratto presso il c.d.l. in Farmacia – Università di
Roma Tor Vergata, consulente scientifico “liposuzione alimentare”
(www.liposuzionealimentare.it, staffmedico@liposuzionealimentare.it)
³Specializzando in Chirurgia Generale presso l’Università di Roma
“Sapienza” – Policlinico Umberto I consulente scientifico “liposuzione
alimentare” (www.liposuzionealimentare.it,
staffmedico@liposuzionealimentare.it)
⁴Eurodiet – Romania